Cenni storici sulla Società Metallurgica Italiana dalle origini al secondo dopoguerra

La Società Metallurgica Italiana (Smi) fu costituita a Roma il 14 aprile 1886 (Atto del Notaio Alessandro Venuti) con capitale misto italiano e francese e dall’anno seguente la società fu quotata in borsa. I principali azionisti erano la Società Industriale e Commerciale dei Metalli di Parigi e la Banca Industriale e Commerciale. Il primo impianto produttivo fu realizzato nel 1887 a Livorno nella zona della Torretta, dislocazione scelta per la sua prossimità con le miniere delle province di Pisa e Grosseto. Venivano realizzati prodotti di fonderia (rame greggio e metalline, rame e leghe in panetti, barre e lastre) oltre a fogli, lastre, verghe, tubi e filo di vari generi, in rame e in ottone. In quegli anni la Smi ottenne anche importanti riconoscimenti: nel 1897 la Medaglia d’oro e il Diploma d’onore al Concorso al Merito Industriale del Ministero di Agricoltura Industria e Commercio e, l’anno seguente, il Diploma d’onore all’Esposizione generale italiana di Torino.

La produzione si ingrandì nel 1899 con l’acquisizione del laminatoio di Mammiano e della fabbrica di spilli, chiodi e viti di Limestre, proprietà detta famiglia Turri situate nel comune di San Marcello Pistoiese. La fabbrica di Limestre era già attiva agli inizi del XIX secolo come centro cartario, trasformato poi in una fabbrica tessile e in seguito, fino a che non venne introdotta la lavorazione dell’ottone, convertito per la produzione di spilli. Questi stabilimenti producevano semilavorati e lavorati in rame, ottone ed altre leghe, semilavorati e lavorati, minuteria metallica, bandelle per la preparazione di bossoli e pallottole. Dopo pochi anni di attività la società entrò in crisi, tanto che nel 1901 l’ing. Luigi Orlando (1862-1933), allora direttore dello stabilimento di Livorno, fu incaricato della sua liquidazione. In breve tempo si rese conto delle potenzialità dell’azienda e decise di acquisirla. Dal 1902 Luigi Orlando divenne amministratore delegato della Smi e poi dal 1918 ne fu presidente, fino alla sua morte nel 1933. Nel 1906 controllava anche la Società Livornese delle Condotte dell’Acqua, che provvedeva anche all’approvvigionamento idrico dello stabilimento della Torretta. Il Gruppo Orlando entrò anche nel settore elettrico, tramite la Selt – Società Ligure Toscana di Elettricità, fondata nel 1905 con il sostegno del gruppo industriale degli Odero di Genova e della Banca Commerciale Italiana. La Selt iniziò lo sfruttamento idroelettrico della Garfagnana, l’area regionale più ricca di acque e di salti di quota e realizzò un importante impianto idroelettrico a Fabbriche di Casabasciana, vicino a Bagni di Lucca. Invece, la Società Forze Idrauliche dell’Appennino Centrale, fondata nel 1912, costruì le centrali di Piteccio, Livogni e Riofreddo sulla montagna pistoiese.

Nel 1906 la Smi e la Deutsch-Oesterreichische Mannesmannröhren-Werke di Düsseldorf diedero vita alla “Società Tubi Mannesmann” (oggi Dalmine), con stabilimenti a Dalmine, per la produzione di tubi in acciaio senza saldatura.

Fin dall’inizio del secolo gli impianti della Metallurgica divennero la realtà industriale più significativa della montagna pistoiese, destinata a diventare preponderante dal 1911 con l’apertura della fabbrica di Campo Tizzoro destinata prevalentemente alla produzione di munizioni per le Forze Armate italiane. Questa località fu scelta per svariate ragioni: la vicinanza agli altri due stabilimenti della montagna, la protezione da eventuali bombardamenti offerta dalle montagne circostanti, la disponibilità di acqua e la vicinanza alla ferrovia. All’inaugurazione, il 30 luglio 1911, era presente anche il Ministro della Guerra Paolo Spingardi.

Nel 1915 la Smi fondò la società Ferrovie Alto Pistoiese, per la realizzazione di una ferrovia a scartamento ridotto che collegava la stazione di Pracchia, sulla linea Bologna-Pistoia, con Mammiano allo scopo di creare un servizio di trasporto fra i tre stabilimenti e le principali frazioni della vallata.

Nello stesso anno fu inaugurato lo stabilimento di Fornaci di Barga in Garfagnana con le fonderie, i laminatoi per lastre, i laminatoi per barre, la trafileria per fili, quelli per utensili da cucina, per materiale da impianti elettrici, per i tubetti del radiatore e quelli relativi alla fabbricazione di munizionamento come bossoli da cannone, cartucce, caricamento delle cartucce e la preparazione del fulminato di mercurio.
In alcuni periodi la consistenza numerica della manodopera impiegata negli stabilimenti raggiunse dimensioni notevolissime: 4500 dipendenti durante la Prima guerra mondiale, 6000 durante la Seconda. La richiesta di manodopera oscillava frequentemente, ma si aggirava mediamente intorno alle 3000 unità, diventando la maggiore fonte di occupazione di queste zone montane. Di conseguenza per la famiglia Orlando questi luoghi divennero una sorta di “seconda patria” a cui il loro destino rimase legato per generazioni.

Nel 1923 una complessa manovra finanziaria portò alla fusione della SELT con la Valdarno e al controllo da parte della nuova società del pacchetto azionario de La Centrale, società per il finanziamento di imprese elettriche (proprietaria del grande impianto di Nera Montoro in Umbria). L’operazione, condotta da Alberto Lodolo con il sostegno di importanti gruppi industriali e finanziari (Bastogi, Orlando, Credito Italiano, Banco di Roma e Banca Commerciale), portò alla costituzione della società finanziaria Centrale che in breve tempo controllò le più importanti società elettriche della Toscana e del Lazio (tra cui la Romana di Elettricità) e la società telefonica TETI. Nel dopoguerra, dopo la ricostruzione e l’ammodernamento degli impianti distrutti (la maggior parte di quelli esistenti), la Selt-Valdarno continuò lo sfruttamento idroelettrico del bacino imbrifero del Serchio e più tardi dell’Arno. La Gim, holding finanziaria del gruppo, fu fondata nel 1920 e quotata in borsa dieci anni dopo. Inizialmente ebbe la denominazione di Società per il Commercio e l’Esportazione dei Metalli Lavorati, nel 1929 cambiò ragione sociale in Società Generale Industrie Metallurgiche e nel 1949 in “GIM-Generale Industrie Metallurgiche”. Nel 1935 fu acquisita la maggioranza della Società Metallurgica Bresciana (ex Tempini) e nel dopoguerra della Ilssa Viola di Pont Saint Martin.

Fin dall’inizio la Smi attuò numerosi programmi di assistenza sociale – le prime iniziative vennero realizzate a Limestre nel 1907- a vantaggio dei dipendenti e delle loro famiglie che ebbero a disposizione alloggi di nuova costruzione realizzati nei pressi degli impianti produttivi, asili, scuole elementari, mense aziendali, centri di assistenza sanitaria, spacci di generi alimentari e beni di prima necessità. Oltre all’asilo e alle scuole elementari, durante gli anni ’30 a Campo Tizzoro furono aperte le scuole professionali per la formazione di quadri e operai specializzati. Superato un corso preparatorio di tre anni, durante il primo anno di corso professionale o di complemento, gli allievi venivano assunti in fabbrica e distribuiti nei diversi reparti. Un percorso simile fu istituito anche per i giovani della Garfagnana, anche in collaborazione con la Marina Militare. Infatti, questi ricevevano una formazione professionale nel corso del servizio di leva, al cui termine era garantita l’assunzione nello stabilimento Smi.

Inoltre, i figli dei lavoratori potevano frequentare colonie estive al mare e in montagna. A Campo Tizzoro e a Limestre furono costruite chiese parrocchiali. Quella di Fornaci di Barga fu edificata sul terreno offerto alla parrocchia dalla Metallurgica che donò anche il rame per la copertura del tetto. A Fornaci fu realizzato anche l’Istituto Giovanni Pascoli dell’Opera nazionale per l’Assistenza agli Orfani di guerra anormali psichici. Fra le iniziative ricreative a favore dei dipendenti, furono creati gruppi sportivi e culturali, con la filodrammatica e il coro polifonico.
Nel 1937 a Campo Tizzoro iniziarono i lavori di costruzione dei rifugi antiaerei, che, con uno sviluppo di circa due chilometri, corrono sotto la fabbrica ad una profondità di circa 15 metri. Queste gallerie potevano ospitare in sicurezza oltre 5000 persone e furono dotati di vari ingressi per essere facilmente accessibili sia al personale dello stabilimento che agli abitanti del paese. Furono corredati di bagni, infermerie, stanze di bonifica, di deposito maschere antigas e persino di una cappella.

Nel 1940 a Limestre la Smi realizzò una moderna azienda agraria che occupava una superficie di circa 1200 ettari, destinati a coltivazioni agricole, pascolo per il bestiame e produzione di legname. La parte destinata alla produzione agraria fu suddivisa in 17 unità poderali affidate a famiglie contadine e gestite a conduzione diretta, tramite una fattoria centrale, con lo scopo di assicurare un regolare approvvigionamento alimentare degli spacci e delle dispense degli stabilimenti. Un’altra colonia agraria fu istituita a Fornaci di Barga, di dimensioni minori ma a coltura intensiva e con funzione anche di centro divulgativo di tecnica rurale a carattere dopolavoristico, in cui si facevano lavorare -come mezzo di rieducazione- anche gli orfani di guerra dell’Istituto Giovanni Pascoli. Queste iniziative costituiscono un importante esempio di welfare aziendale realizzato da una società privata nei primi decenni del XX secolo.

Si venne così a formare un “mondo operaio”, soprattutto a Campo Tizzoro, una vera e propria one shop town, ma anche a Fornaci di Barga lo stabilimento non costituiva per la popolazione solamente la principale fonte di sostentamento, ma rappresentava l’occasione di ascesa sociale, un importante luogo di aggregazione e di maturazione politica. Inoltre, operai specializzati formatisi alla Smi iniziarono ad aprire officine e attività indipendenti. Per quasi un secolo, la Metallurgica è stata in questi luoghi la principale fonte di lavoro, diventando parte integrante dell’identità culturale della popolazione locale. La frequente trasmissione dai padri ai figli del lavoro alla Metallurgica aveva rafforzato nei dipendenti l’idea di un rapporto con la fabbrica, che legava reciprocamente lavoratore e azienda, e non solo il singolo individuo, ma tutto il nucleo familiare.

Il secondo dopoguerra portò importanti cambiamenti: lo stabilimento di Livorno, distrutto dai bombardamenti del 1944 non fu ricostruito mentre, nel 1950, venne chiuso il laminatoio di Mammiano. Invece a Limestre si continuava a produrre tubi, trafilati e minuteria metallica. La fabbrica di Campo Tizzoro, invece, subì un’opera di riconversione industriale e furono introdotte, come a Fornaci di Barga, nuove produzioni che richiedevano un numero inferiore di manodopera. Nuove profonde trasformazioni nell’assetto societario e nella produzione industriale sarebbero state attuate nei decenni seguenti.

Bibliografia:

– L. Segreto, Marte e Mercurio. Industria bellica e sviluppo economico in Italia 1861-1940. Milano, Franco Angeli, 1997.
– L. Savelli, L’industria in montagna. uomini e donne al lavoro negli stabilimenti della Società Metallurgica Italiana, Firenza, Leo S. Olschki Editore, 2004.
– R. Lenzi, Campo Tizzoro e la Società Metallurgica Italiana. L’utopia di un paese fabbrica (1910-1945), Pistoia, I.S.R.Pt Editore, 2019.
– https://www.giornaledibarga.it/2015/05/gli-orlando-e-la-metallurgica-parte-1-242910/
– https://www.giornaledibarga.it/2015/05/gli-orlando-e-la-metallurgica-parte-2-242934/
– https://www.giornaledibarga.it/2015/06/urbanizzazioni-della-smi-a-fornaci-243209/